Non è una barca, è un Itama, questa è la premessa doverosa sull?open italiano senza tempo. Aggirandovi per il Salone di Genova del 1979 avreste potuto udire Giampiero Baglietto affermare che l?Itama era ?la barca più centrata e interessante nelle sue dimensioni?. Questo open era la risposta tutta italiana di Mario Amati, fondatore dei Cantieri Navali di Roma che costruivano gli Itama, allo strapotere dei fast-commuter made in USA che dominavano la scena. Per competere con i vari Magnum e Donzi, solo per citare due brand nati dal genio di Don Aronow, non bastava semplicemente la velocità: le barche dovevano essere anche agili, ma soprattutto inconfondibili nella linea, e già a quel tempo, era sinonimo di libertà. Il suo habitat naturale? La Costa Smeralda e la costiera. È qui che gli Itama hanno la loro massima diffusione, in quelle località dove si alimentano i trend nautici. Il design pulito e quasi rigoroso di queste barche non si può confondere con nessun fast-commuter americano. Il segreto è l?equilibrio, l?armonia tra potenza ed eleganza. Questa formula, semplice solo a dirsi, distingue da oltre 50 anni Itama da ogni altra barca.